L’uomo inizia il proprio studio dalla Natura: dalle sorgenti, dalle erbe, dai fiori, dalle montagne; là cerca i metodi corretti per la vita e la purezza.
Beinsa Duno
Le Sorgenti
Introduzione
In questa pagina del sito sono raccolte informazioni sulle sorgenti sul Rila, nella zona dei Sette Laghi.
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La sorgente “Le mani che donano”
Galleria fotografica
Il ritrovamento della sorgente “Le mani che donano” sul Rila
da una testimonianza di Elena Andreeva1Elena Andreeva (1899-1990). Il brano che segue è tratto dalla collezione Izgrevăt, vol. I
La Fratellanza salì per la prima volta sul Rila, fino ai Sette Laghi, con il Maestro nel 1929. L’anno successivo, il 1930, tornammo ai Sette Laghi, ma eravamo già più organizzati. Il campo fu allestito e furono predisposti diversi pentoloni, da cui era possibile attingere acqua calda, per bere e cucinare un pranzo comune. Il primo anno prendevamo dal lago l’acqua per bere, per cucinare e per lavare. Ma il secondo anno abbiamo notato che nei dintorni c’erano dei buoi che entravano nel lago per bere. L’acqua scorreva e defluiva, ma per noi non era piacevole vedere lo spettacolo dei buoi che facevano i loro bisogni nell’acqua: ci disgustava. In una bellissima giornata di sole, dopo una conferenza e dopo aver fatto la colazione e la ginnastica, il Maestro disse: «Qui dovrebbe esserci una sorgente. Dobbiamo trovarla!». Così disse, e poi aggiunse: «Distribuitevi laggiù, formando una catena, e iniziate a cercare la sorgente in alto, nei dintorni sopra il lago». Così facemmo: ci distribuimmo e iniziammo a cercare. Oltrepassammo il lago. Pensavo che il Maestro avrebbe trovato la sorgente per conto suo e volevo osservarlo, così mi aggiravo intorno a lui. Non mi separavo da lui, ma mi mantenevo a uno o due metri di distanza. Dopo aver oltrepassato il Secondo Lago seguendo il sentiero, arrivati alla sua estremità superiore, abbiamo preso il sentiero che portava al Terzo Lago. Sul lato sinistro, dove ora c’è la fontana, c’era molta acqua ed era quasi impossibile andare oltre. Un fratello che veniva dalla provincia, di cui non sapevo il nome, che si era portato dall’altra parte, venne verso di noi e gridò: «Qui c’è una sorgente sotto la roccia!». Io lo sentii e ne riportai subito le parole al Maestro, dicendogli: «Maestro, il fratello dice che sotto la roccia, proprio lì, c’è una piccola sorgente». Il Maestro passò attraverso i sassi fino a raggiungere il fratello. Anche noi passammo e raggiungemmo il fratello. Il Maestro vide la sorgente e disse: «Sì, questa è una piccola sorgente molto bella, che nasce sotto la roccia». Iniziammo subito a ripulirla. A un certo punto il Maestro disse: «Qui sarebbe meglio se facessimo una piccola vasca che venga scaldata dal Sole, così l’acqua diventerebbe solare e non sarebbe così fredda». Iniziammo a costruirla e la realizzammo. Portammo delle pietre bianche che si trovavano lungo il sentiero proveniente da Separeva Banja, là, sotto il crinale del Quinto Lago (Băbreka),2Il nome dato al Quinto Lago è Băbreka, che vuol dire “Il Rene”. dove vi è una grande radura e dove si trovano quelle pietre di quarzo così bianche. Le trasportammo con gli zaini. Ognuno trasportava nei sacchetti e negli zaini tutto quello che riusciva a portare e così trasportammo anche le pietre più grandi. Portammo tre grandi pietre, il Maestro ne indicò una, la più grande, e disse: «Questa pietra è il Re, mettetela qui. L’altra, che gli sta accanto, è la Regina, metteteli l’uno accanto all’altra. Dopo che i fratelli lo ebbero fatto, il Maestro indicò la terza pietra, la più piccola, e disse: «Questo è il Principe ereditario». Così li chiamo il Maestro: il Re, la Regina, e dall’altra parte il Principe ereditario. I fratelli sistemarono le pietre. E alla fine così andarono le cose. Quando, dopo tutto questo, tornammo a Sofia, venimmo a sapere che il nostro Re si era sposato, aveva scelto come Regina una donna italiana, e dopo un po’ era nato anche il principe ereditario.
In seguito sono state scolpite artisticamente due mani in marmo, unite a coppa, che formavano un canaletto e una cannella da cui scendeva l’acqua. Oggi è possibile vederle solo in alcune fotografie che sono state conservate. Tempo dopo, alcuni delinquenti danneggiarono le mani. In seguito furono realizzate delle nuove mani, che tuttavia non riuscirono a eguagliare quelle originali. Là vicino vi era una roccia obliqua sulla quale, su idea del Maestro, furono incise con uno scalpello alcune frasi dal fratello russo Vlado Nikolov e dal fratello Boris Nikolov. In seguito, le frasi furono dipinte per essere visibili da lontano, in modo che ogni viaggiatore assetato potesse leggere le Parole istruttive date personalmente dal Maestro. Sull’altro lato della roccia fu incisa con uno scalpello un’ancora, che rappresenta la discesa dello spirito umano nella materia. Sulla roccia è stata incisa anche un’iscrizione che doveva indicare la data di costruzione della fontana. A pochi metri dalla fontana si trovava una grande pietra tonda basculante. Il Maestro la muoveva con un dito, e vidi che anche gli altri fratelli la muovevano con un dito.
Nelle conferenze il Maestro diceva spesso che, ovunque andassimo in montagna, dovevamo pulire le sorgenti. Questo per noi era un impegno costante.
Erano passati decenni dalla dipartita del Maestro. Una volta un fratello venne da me e mi riferì di aver sentito una sorella anziana della mia generazione raccontare ai più giovani, riuniti intorno a lei, che il Maestro sollevava il suo bastone, colpiva la roccia, pronunciava alcune parole magiche, e sotto di essa sgorgava immediatamente una sorgente. Ma questa è una grande menzogna e un’illusione di coloro che desideravano e cercavano costantemente miracoli intorno alla figura del Maestro. Ma i miracoli intorno a lui e intorno a noi accadevano in modo completamente diverso. Lui aveva detto che lì c’era una sorgente e uno dei fratelli l’aveva trovata, quindi noi costruimmo la fontana con uno sforzo comune. Ecco, questo è il miracolo, dal momento che prima di allora lì c’era soltanto acqua.
Da questa sorgente portavamo l’acqua per la cucina. All’inizio la portava a mano chi era di turno. In seguito, venne l’idea di costruire una zattera per trasportare l’acqua. Il Maestro aggiunse: «Perché vi serve una zattera quando lo si può fare con una barca?». Tutti approvarono l’idea e il nostro fratello Boyjan Zlatarev, che era un falegname, l’anno successivo costruì una barca che fu portata ai Laghi. Essa veniva usata per trasportare l’acqua dalla sorgente alla cucina. Potete vedere molte foto di amici in questa barca, e anche foto del Maestro, che ci andava con piacere.
Nel corso di varie escursioni, in diversi anni, sono state trovate altre sorgenti nei dintorni. Sono state ripulite e incanalate, eseguendo i compiti dati dal Maestro. Quando si ripulisce una sorgente e si libera il suo percorso affinché l’acqua possa scorrere, in questo modo si compie un gesto simbolico per dire che bisogna liberare e ripulire da se stessi tutte le cose che ostruiscono e intasano, per potersi manifestare come un vero essere umano dotato di virtù.