Canti del Maestro


99. Došte den – Verrà il giorno


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Versione cantata


Testo traslitterato


Došte den


Došte den, došte den.

Toj šte băde svetăl den.


Saždaj, saždaj!

Gradi, gradi, gradi,

dobre săgradi

i radostta šte te

dobre nagradi!

Traduzione


Verrà il giorno


Verrà il giorno, verrà il giorno,

e sarà un giorno luminoso.


Semina, semina!

Costruisci, costruisci, costruisci,

edifica bene

e la gioia

ti ricompenserà bene!


Questo canto è stato dato dal Maestro il 7 febbraio 1940 durante la conferenza dal titolo “Ringiovanire”, tenuta per la Classe occulta generale.


Approfondimenti


Note sul testo

Nel tradurre le parole del canto, il verbo bulgaro “saždam” (nel testo all’imperativo) è stato reso con quello italiano “seminare”. Vorremmo tuttavia precisare che il significato letterale della parola è “piantare”. Non abbiamo utilizzato quest’ultimo poiché l’espressione “Pianta!”, in assenza di altre parole che ne definissero meglio il significato, sarebbe risultata ambigua e poco elegante. Teniamo tuttavia a precisarne il significato letterale per quanti vogliano riflettere sul testo del canto.

Per chi è interessato a conoscere anche i dettagli linguistici, aggiungeremo che in bulgaro il verbo “piantare” si trova molto raramente in questa forma (che è infatti introvabile sui dizionari), e compare solitamente in forme con il prefisso, come “posaždam” o “zasaždam”.


Testimonianze storiche

Un momento molto toccante della storia della Fratellanza è legato alla forza di questo canto, che venne intonato dal fr. Boris Nikolov (presidente del consiglio fraterno dal 1945) durante il processo (1957-1959) intentato dall’allora governo comunista contro la Fratellanza allo scopo di eliminarne la cospicua presenza in Bulgaria. L’accusa ufficiale era quella di aver acquistato al mercato nero della carta da stampa senza regolare ricevuta, e di avere quindi evaso le tasse (dopo la scomparsa del Maestro si continuarono a stampare in segreto molti volumi di conferenze). Inizialmente furono imputati 24 fratelli, e a quel punto fr. Boris decise coraggiosamente di sacrificarsi per tutti, prendendo su di sé la colpa. Dichiarò pertanto di essere il solo responsabile e fu processato come mandante insieme a Žečo Panayotov, a quei tempi tesoriere della Fratellanza.

A quel punto molti ricordarono le parole profetiche del Maestro, che durante una conversazione tenuta anni prima con il fr. Vlad Pašov aveva detto all’improvviso: “Boris mostrerà come un allievo dovrebbe sostenere il suo esame”. Dopo aver detto questo, il Maestro riprese a parlare dell’argomento che stava trattando. Vlad ha in seguito ricordato: “Allora non ho capito le parole del Maestro, ma quando Boris è stato portato davanti alla Corte e ho sentito le sue risposte in difesa della Fratellanza, ho capito che il Maestro allora aveva previsto tutto e aveva sentenziato in breve ciò che doveva aver luogo”.

In effetti durante il processo pubblico in molti riconobbero nelle risposte di fr. Boris le parole del Maestro. Ad esempio, alla domanda: “Perché avete pubblicato tutta questa erbaccia?” (venne usata la parola bulgara treva nel senso di roba inutile) fr. Boris ribattè senza timore alcuno: “Perché ai lupi non serve, mentre le pecore se ne cibano”. Dopo quella risposta tutti capirono che egli sarebbe stato condannato a morte, ed effettivamente alla fine dell’interrogatorio la giuria pronunciò tale sentenza con esecuzione immediata.

Secondo la testimonianza dei fratelli e sorelle presenti allora in aula, al momento cruciale della condanna fr. Boris intonò il canto Došte Den come sua estrema difesa, e lo fece con una forza tale che ne furono tutti scossi. Le parole “Verrà il giorno” risuonarono con tale potenza che sembrarono uscire dalla bocca del Maestro stesso. Finito il canto, in aula calò un silenzio assoluto: tutti sapevano che era stato condannato un giusto e che sarebbe venuto il giorno in cui i responsabili avrebbero dovuto renderne conto davanti a Dio. Il canto aveva richiamato ciascuno alla propria coscienza. La giuria si affrettò pertanto a commutare la pena capitale in condanna ai lavori forzati. Entrambi i fratelli vennero infine amnistiati il 1° gennaio 1963, scontando solamente 4 anni di lavori forzati.

Questa testimonianza è stata raccolta dalla sr. Marija Mitovska da fratelli e sorelle che all’epoca erano stati testimoni diretti di quegli eventi.