La dipartita del Maestro

I giorni successivi alla dipartita del Maestro Beinsa Duno

Quando il Maestro terminò il suo viaggio terreno, il 27 dicembre 1944, i fratelli e le sorelle volevano che Egli fosse sepolto a Izgrev. Il Metropolita [1] Stefan si oppose, ed ecco perché essi si rivolsero telegraficamente a Georgi Dimitrov – presso il Comitato Centrale a Mosca – pregandolo di consentire loro di inumare le spoglie mortali del Maestro a Izgrev.

(fonte: Izgrevăt, vol. Х, pag. 314, n. 85, Telegramma da Mosca).


Ricordi di Boris Nikolov

Dopo che il Maestro se ne andò e fu definito il luogo dove avremmo dovuto deporre il suo corpo, ci siamo imbattuti in un problema insolubile. Il luogo rigorosamente stabilito in cui seppellire le persone decedute era il cimitero. Il Maestro, invece, aveva già scelto il luogo per il riposo del suo corpo fisico. [2] A quei tempi solo alle alte cariche ecclesiastiche era permesso di avere sepoltura nel cortile di qualche chiesa. Fratelli e sorelle andarono a chiedere come si poteva fare a ottenere l’autorizzazione per seppellire il corpo del Maestro a Izgrev. Ci risposero che l’autorizzazione doveva arrivare da qualcuno molto in alto, così in alto che più in alto di lui non poteva esserci nessun altro. Dunque, occorreva l’autorizzazione di qualcuno che avesse un grande potere. Chi aveva allora un potere così grande? Risposta: i comunisti che erano saliti al potere tre mesi prima. Sapevamo che il Maestro aveva ammesso i comunisti in Bulgaria grazie alla sua autorità di Maestro Universale, ma i comunisti non lo sapevano, e ad oggi ancora non lo sanno. Decidemmo, allora, vista la natura della questione, di chiedere l’autorizzazione alla più importante autorità comunista bulgara, cioè a Georgi Dimitrov, che a quel tempo era ancora a Mosca. Fu il fratello Dott. Ivan Žekov a offrirsi per quell’incarico. Scrisse un telegramma, che ho qui fra le mie mani, con la sua calligrafia e la sua firma, di cui vi leggerò il contenuto:


Mosca – Georgi Dimitrov – Bolscevico bulgaro.

Il Grande Maestro Dănov ha reso il proprio Spirito a Dio.

Fai in modo che possa essere sepolto nel luogo fraterno, affinché la generazione odierna non condanni all’ignoranza la generazione futura.

I tuoi cari devono molto a Lui. [3]

Dott. Ivan Žekov.


Occorreva andare a consegnare il telegramma alla Posta Centrale perché fosse trasmesso, e questo fu fatto.

Lì, come impiegato allo sportello per la trasmissione dei telegrammi lavorava un esperantista di nome Simeonov. Gli esperantisti erano molto attivi in quegli anni. Molti dei nostri fratelli e sorelle padroneggiavano l’esperanto. A Sofia gli esperantisti si conoscevano fra loro. Inoltre, fratello Pamporov traduceva le conferenze del Maestro in esperanto e aveva stampato diversi libri. Grazie all’esperanto tutti gli esperantisti conoscevano le idee del Maestro e cantavano anche i canti del Maestro tradotti in esperanto. Gli esperantisti, dunque, ci conoscevano. Ci si frequentava e si collaborava. I fratelli e le sorelle hanno utilizzato gli ambienti esperantiani nel nostro paese e all’estero per diffondere le conferenze del Maestro in esperanto. A stampare era l’esperantista Atanas Nikolov, e si stampava nella tipografia di Sava Kalimenov a Sevlievo. Lì veniva pubblicato anche il giornale in esperanto “Fratezo” (Fratellanza).

Questo impiegato esperantista quel giorno era in servizio al telegrafo presso l’ufficio postale e doveva trasmettere i telegrammi che gli venivano consegnati, ma gli avevano comunicato che il collegamento telegrafico tra Sofia e Mosca era interrotto. In Ucraina c’erano state molte tempeste di neve e la linea telegrafica era stata danneggiata. Anche a Sofia in quei giorni l’inverno era rigido – c’era un grande gelo – ed era caduta molta neve, pertanto il telegrafista esperantista non era molto sorpreso per l’interruzione della linea e del fatto che davanti a lui si accumulassero i telegrammi. All’improvviso la linea fu ripristinata e da Mosca gli comunicarono che poteva trasmettere. Egli protese la mano destra verso il mucchio di telegrammi e prese il primo che gli capitò. Avrebbe potuto prenderne anche un altro, ma la sua mano prese proprio quello indirizzato a Georgi Dimitrov. Lo trasmise immediatamente, ricevette il segnale che confermava la ricezione del telegramma e subito la connessione si interruppe di nuovo. L’inverno è così: tempeste terribili, con la neve che aveva bloccato Romania, Ucraina e Russia. Di tutto il mucchio di telegrammi, quel giorno egli inviò solo quello. Capì subito cosa era successo e perché era successo. Non era estraneo alle idee del Maestro, anche se era solo un nostro simpatizzante; ora, però, aveva portato a termine un compito per il Maestro.

Passarono quattro giorni, durante i quali il corpo del Maestro era stato adagiato su un letto nel salone di Izgrev, affinché fratelli e sorelle potessero adorarlo. Essi andavano tutti i giorni alle poste dal loro conoscente esperantista e attendevano la risposta al telegramma. Ma non c’era alcun collegamento con Mosca e quindi da lì non proveniva alcuna risposta. E allora? Occorreva aspettare,  non si poteva far altro. A Izgrev eravamo preoccupati. Erano già quattro giorni che il Maestro era stato messo sul quel letto per l’adorazione. Il suo corpo era perfettamente conservato e vi era un aroma di purezza e freschezza primaverile. Non vi era alcun segno che fosse il corpo di un defunto. Giorno e notte, c’era sempre qualcuno che vegliava su di lui.

Si arrivò al quarto giorno. All’improvviso si ristabilì la connessione telegrafica con Mosca, e il primo telegramma ricevuto fu la risposta di Georgi Dimitrov, in cui quest’ultimo notificava di dare l’autorizzazione affinché la sepoltura del Maestro fosse fatta a Izgrev. [4] Appena ricevuto questo telegramma, il collegamento si interruppe di nuovo per qualche giorno. Quello fu il primo telegramma di risposta ricevuto quel giorno da Mosca e anche l’unico telegramma ricevuto per i sette giorni successivi.  

Un fratello portò immediatamente a Izgrev il telegramma di risposta, con il quale occorreva ottenere l’autorizzazione dalle autorità. Ma come si poteva procedere? Chi poteva andare a prendere quel’autorizzazione? Improvvisamente comparve un fratello della zona di Vidin [5] che disse: “Datemi il telegramma, farò io questo lavoro”. Prese il telegramma e andò subito da Anton Yugov, che era allora ministro degli affari interni. Questo fratello, che non avevamo mai visto prima e di cui in seguito non ricordavamo neanche più il nome, era un collaboratore di Anton Yugov e lo aveva tenuto nascosto alle autorità precedenti, durante i tempi in cui i comunisti vivevano e lavoravano clandestinamente. Il fratello incontrò Anton Yugov e gli dette il telegramma. Questi lo lesse e ordinò subito che fosse scritta l’autorizzazione, a cui appose il suo timbro e la sua firma. Così il giorno dopo potemmo dare sepoltura al corpo del Maestro. Ecco come arrivò quel fratello sconosciuto e senza nome, che portò a termine il suo lavoro e se ne andò da dove era venuto. Non è incredibile?

Sì, tuttavia era un fratello e doveva svolgere un lavoro fraterno per l’Opera del Maestro. Conserviamo ancora oggi quella autorizzazione di Anton Yugov.

Quando distrussero Izgrev, le nuove autorità volevano spostare la tomba del Maestro perché impediva loro di costruire le ambasciate in quella parte della città. Allora abbiamo scritto una dichiarazione e abbiamo allegato una copia del telegramma e una copia dell’autorizzazione di Anton Yugov, dal momento che si trattava di fatti che erano accaduti trent’anni prima. La generazione di allora non li conosceva, e dovevamo dimostrare che all’epoca avevamo avuto l’autorizzazione delle massime autorità comuniste del tempo. E lo abbiamo dimostrato. Incontrammo dei governanti ragionevoli e anche il Cielo intervenne, cosicché lasciarono la tomba intatta.

Cosa ne è stato di Anton Yugov dopo aver concesso quell’autorizzazione con la sua firma? È arrivato alle più alte cariche del partito e dello Stato. È stato anche Presidente del Consiglio dei Ministri, cioè, ha raggiunto la più alta carica dello Stato secondo la costituzione di allora. Questo gli era stato predetto. Quando era in clandestinità e si nascondeva dalla polizia, una nostra sorella lesse per lui i fondi del caffè e lo vide con una corona regale sulla testa e destinato a diventare re. Quindi lui le rispose che i comunisti sono contro i re. «Bene, allora arriverai alla posizione più alta, più elevata, darai gli ordini e governerai». Questo si è avverato. Successivamente egli fu rimosso dal suo posto e i suoi avversari politici lo mandarono in pensione, mentre gli avversari del suo partito non gli dettero più fastidio. [6] Egli si muoveva liberamente per le strade, senza protezione. Anche se avessero voluto fargli qualcosa, non avrebbero potuto, perché ormai aveva il sostegno del mondo invisibile. La sua firma aveva concesso l’autorizzazione per seppellire il corpo del Maestro a Izgrev, proprio nel posto che il Maestro ci aveva indicato con le parole: «Ecco un bel posto per riposare!».

Sì, ecco una bella storia, educativa ed esemplare.


fonte: Izgrevăt, volume I, cap. 5, paragrafo 55, “Il telegramma di risposta che doveva arrivare” (pagg. 480-482).


Note:

[1] Nella Chiesa ortodossa il Metropolita è un dignitario che occupa un grado intermedio fra il Patriarca e gli Arcivescovi.

[2] Vedi Izgrevăt, vol. I, cap. 5.54 Un bel posto per riposare (pagg. 479-480).

[3] Vedi Izgrevăt, vol. I, cap. 5.59 Il Maestro, Georgi Dimitrov e la Terza Internazionale (pagg. 459-466), in cui viene riportato come il Maestro Beinsa Duno, durante il periodo della propaganda comunista, aiutò Georgi Dimitrov quando la polizia lo cercava per arrestarlo.

[4] Il testo del telegramma di risposta di Georgi Dimitrov fu: «Sono liberi di seppellire il loro Maestro dove vogliono. Mosca, 28 dicembre 1944. G. Dimitrov» (vedi Izgrevăt, vol. Х, pag. 314, n. 85, Telegramma da Mosca).

[5] Vidin è una città che si trova nel nord ovest della Bulgaria, sulle rive del Danubio.

[6] Nota di Vergilij Krăstev, redattore dei volumi Izgrevăt: “Anton Yugov ha atteso fino al 10 novembre 1989, quando è stato rovesciato dal potere Todor Živkov, il quale, come segretario generale del Partito Comunista, aveva governato per trentacinque anni. Ha atteso per vedere il declino di colui che lo aveva precedentemente rimosso dalla carica statale che ricopriva. Lo ha visto accadere, ma non molto tempo dopo ha lasciato questo mondo a una veneranda età”.