Conferenze Domenicali – Anno 1929
22 settembre 1929, Izgrev (Sofia)
4. Ciò che è spirituale nell’uomo
«Allora i farisei e gli scribi gli condussero una
donna sorpresa in adulterio» (Giov 8, 3)
L’essere umano comprende gli errori propri e quelli altrui soltanto se ha luce; finché non ha luce non è in grado di vedere alcun errore. Allora i farisei e gli scribi condussero da Cristo una donna dissoluta e chiesero a Lui cosa farne. Essi dicevano: «Mosè ci ha comandato di lapidare tali donne; ma tu, che ne dici?».[1] Quindi chi ha qualche ferita o tumore dev’essere subito sottoposto a un intervento affinché la parte malata venga asportata. Cristo invece risponde: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».[2] Detto in altre parole: soltanto al maestro è permesso di fare degli interventi, chi invece è ignorante deve tacere e non esprimersi.
Ora, alcuni di voi, che leggono la Bibbia e il Vangelo, diranno: «Abbiamo letto molto». Dico: non è questione di leggere molto, ma di memorizzare e applicare. Il senso del mangiare non sta nel mangiare tanto, ma nell’assimilare e nel ritenere dentro di sé; il senso dello studio non sta nello studiare molto, ma nel tenere a mente e applicare nella vita. Spesso alcuni, nell’ascoltare qualcuno che predica loro un certo insegnamento, dicono: «Noi sappiamo queste cose, non abbiamo bisogno di altre conoscenze». Non è così. Il materiale sufficiente alla costruzione di una capanna non è sufficiente per la costruzione di un palazzo. Con le conoscenze che avete acquisito finora può essere costruita solo una piccola capanna di una stanza sola, senza neanche una cucina. Inoltre questa stanza può essere larga solo due metri e lunga tre. Se dovessero venire da voi due ospiti non avreste spazio per farli accomodare. Voi stessi occupereste uno spazio di un metro per due: dove potranno accomodarsi i vostri ospiti? Quindi, di quanti metri quadri sarà questa stanza? Di sei metri quadri in totale. Quante persone vi si potranno accomodare? Due persone, al limite tre, ma stretti come sardine. Di chi sarà la colpa? Della persona stessa. Più sono grandi le sue conoscenze più sarà grande la sua stanza. Come conseguenza della limitatezza nell’essere umano si genera una certa scontentezza. La mancanza di spazio esterno, di ampiezza, è dovuto alla limitatezza interiore dell’essere umano. Qualcuno può avere idee ampie o limitate a seconda del suo livello evolutivo. L’origine della ricchezza delle persone si deve ai grandi appezzamenti di terra che possiedono. Questi grandi spazi sono condizioni favorevoli per il loro sviluppo. Chi è povero può comprarsi soltanto due o trecento metri di terreno: cosa se ne farà di un appezzamento così piccolo? Su cento metri costruirà una casa, e gli rimarranno altri duecento metri di spazio libero. Cosa pianterà in quei 200 metri? Come farà a sfamarsi? Siccome non possiede un terreno suo, egli comincia pian piano a contare sugli altri e dice: «Effettivamente io non possiedo terra a sufficienza, ma qualcun altro sì: gli chiederò qualcosa in prestito». Quando qualcuno arriva a prendere in prestito terreni, denaro e altre cose, è già nei pasticci.
Tuttavia esiste un comprendere comune che si basa su una certa superstizione interiore, una certa ignoranza. Secondo questo modo di comprendere qualcuno dice: «Mi sono messo in un bel po’ di guai, ma non fa nulla, le mie faccende si sistemeranno». Questa persona pensa che le sue faccende si sistemeranno da sé. È vero che le faccende si sistemano sempre da sé, ma quando avverrà questo? Cosa farai finché non arriverà quel momento? È come se dicessi – come fanno molti – che la primavera arriverà! Sì, la primavera arriverà, ma nel frattempo cosa farai? Il fatto che la primavera arriverà è una verità, ma questa verità non aiuta minimamente la primavera ad arrivare prima. Dicendo una verità la tua situazione non migliora. Effettivamente quando la primavera arriverà le tue faccende si sistemeranno, ma adesso sarà dura finché non arriverà. Dici: «Non dico forse la verità?». Dici la verità, ma essa riguarda il futuro, non il momento presente. «Ma io la dico adesso». Tu la dici adesso, ma essa si realizzerà in futuro. Oggi non puoi beneficiare di questa verità.
Oggi la coscienza dell’uomo è arrivata al punto di esprimere e comprendere la verità in tre modi. Ad esempio, qualcuno viene da te e ti dice: «L’anno scorso ti ho dato mille leva».[3] Questo è il primo modo di esprimere la verità. Chiedo: che beneficio ricevi dal fatto che in passato qualcuno ti abbia prestato mille leva? Fin da allora hai speso quei soldi e li hai dimenticati. Poi arriva da te qualcun altro e ti dice: «In futuro, quando arriverà la primavera, ti darò mille leva». Questo è il secondo modo di esprimere la verità. Chiedo: che beneficio ricevi dal fatto che in futuro qualcuno ti darà mille leva, quando hai bisogno oggi di quei soldi? E infine viene da te una terza persona, prende dalla tasca dei soldi e dice: «Tieni, ti do fin da subito mille leva!». Questo è il terzo modo di esprimere la verità. Chiedo: Qual è il momento più importante? Il più importante è quest’ultimo, perché la persona viene da te, prende i soldi e te li dà. Quindi il momento presente, in cui le cose avvengono, è il più importante nella vita dell’essere umano.
Queste stesse tre situazioni, questi tre momenti, li vediamo anche nel processo della comprensione. Ad esempio, qualcuno dice: «Io ho compreso questa cosa». L’azione è avvenuta nel passato. Che beneficio ha qualcuno dall’aver compreso qualcosa nel passato? Qualcun altro dice: «Io comprenderò questa cosa». L’azione riguarda il futuro. Anche questo momento non è tanto confortante. Infine un terzo dice: «Comprendo questa cosa». L’azione avviene ora. Il momento presente, quindi, nella comprensione, nel dare, nello studio, nel mangiare e in una serie di altri processi, è il più importante. Importante è il giorno di oggi; importante è lo sforzo che fai oggi, adesso, in questo momento. Che in passato tu abbia fatto degli sforzi, o che ne farai in futuro, non è tanto importante. Riponi le speranze negli sforzi di oggi e da essi attendi dei frutti! È noto a tutti che un verbo ha tre tempi principali: presente, passato e futuro, che caratterizzano tre epoche dell’umanità: quella presente, quella passata e quella futura. Questi tre tempi – queste tre epoche – sono collegati fra loro, ma la realtà della vita sta nell’epoca attuale. Dico: qualcuno vive solo nel passato, qualcun altro nel futuro, e qualcun altro ancora nel presente. L’uomo del passato dice: «Sono stato buono». Sì, nel passato sei stato buono. L’uomo del futuro dice: «Diventerò buono». Sì, in futuro diventerai buono. Chiedo: cosa deve dire l’uomo del presente? «Sono un uomo buono».
Ora, dato che si parla della Verità, vi darò un esempio con cui spiegherò le cause di certe sofferenze e difficoltà in cui vi imbattete. Immagina che stai soffrendo la fame da tre giorni interi e che nessuno pensi a te, che non arrivi aiuto da nessuna parte. Cosa fai alla fine? Ti chiudi nella tua stanza per non essere disturbato e cominci a pregare Dio perché ti aiuti. Il Mondo invisibile sente la tua preghiera e, come suo risultato, dice al pane: «Vai a far visita a quell’uomo, ti sta chiamando!». Il pane s’incammina e procede a grandi passi. Quando arriva alla porta bussa e desidera che tu gli apra perché possa entrare. Tuttavia tu non interrompi la tua preghiera, continui a pregare e chiedi: «Chi è?». Non c’è bisogno di chiedere chi è, ma alzati, apri la porta al pane e fallo accomodare. Il pane busserà tre volte alla tua porta e, se non gli aprirai, tornerà indietro. Tu continui a pregare e dici: «Che cosa strana, perché che non arriva una risposta alla mia preghiera?!». Perché non ti alzi ad aprire al pane, che aspetta fuori. Tu dici: «Ho pregato a lungo, ma non ho ricevuto una risposta». Quando qualcuno dice così, io già capisco quanto è intelligente. Non c’è bisogno di pregare così a lungo: dopo che qualcuno ha pregato in modo sincero, interrompa la preghiera e attenda una risposta. In lui deve stabilirsi il silenzio affinché possa sentire il pane che bussa da fuori; egli deve stare all’erta in modo che già al primo bussare possa alzarsi, aprire la porta e invitare subito il pane nella sua camera. Invitandolo, egli diventa suo servitore. Se diventi servitore del pane, anche lui, da parte sua, vedrà come potrà aiutarti. Invece tu rimani seduto come un aristocratico e, quando senti bussare da fuori, dici: «Entra!». Come può il pane entrare se hai chiuso la porta a chiave da dentro? No, alzati, gira la chiave, apri la porta e fa’ accomodare il pane. Quando il pane entrerà in casa tua, dirà: «Mi hanno mandato dal Mondo invisibile poiché il tuo stomaco ha avuto qualche disturbo, in modo che io, in quanto specialista, possa sistemare questo disordine interiore».
Dunque, quando le benedizioni di Dio arrivano nel mondo, devi alzarti, aprire la porta della tua camera e invitarle a entrare. In ogni essere umano vi sono tre porte attraverso cui egli accoglie i propri ospiti: la prima è per gli ospiti ordinari, quelli del mondo materiale, la seconda è per gli ospiti del mondo spirituale – gli angeli – e la terza è per gli ospiti del Mondo divino, cioè gli Esseri più elevati. Qualcuno dice: «Io ho riflettuto tanto su questa cosa, ma non è venuto fuori nulla». Chi riflette tanto somiglia a chi prega tanto. Non ha senso riflettere tanto né pregare tanto. Se senti che qualcuno bussa alla tua porta, alzati, apri la porta e fa’ accomodare colui che è arrivato: egli è stato mandato dal Mondo invisibile per portarti qualche risposta grazie alla quale tu possa sistemare le tue faccende. Se preghi tanto, se rifletti troppo e se ti abbandoni ai sentimenti, ma non apri la porta a chi bussa, non entrerà nessuno e le tue faccende rimarranno irrisolte. Dici: «Non posso aprire, ho da fare, ora sto pregando». Chiedo: la preghiera è forse un lavoro? Avere dei sentimenti è forse un lavoro? Occorre sempre analizzare interiormente tutte le idee che agiscono nella propria coscienza, per beneficiarne; se dentro di sé non si fa una tale analisi non ci può essere una corretta comprensione, e le proprie faccende rimarranno sempre irrisolte.
Oggi le persone hanno difficoltà a comprendere le cose. Incontrerete persone che hanno portato a termine due facoltà universitarie e comprendono questioni molto complesse, ma non comprendono le cose più elementari della vita; spesso si imbattono in qualche verità che perfino i bambini comprendono, ma loro non riescono a comprenderle. Ad esempio, alcuni studiosi non capiscono perché si debba pregare. La preghiera è un atto del cuore, non della mente; essa appartiene a un mondo specifico, tuttavia, poiché gli studiosi vivono in un mondo completamente differente, occorre tradurre per loro cosa sia la preghiera e allora la comprenderanno. Lo studioso dice: «Se prego Dio, ciò implica che io voglia qualcosa da Lui. Allora perché devo tenere Dio occupato con me?». Lo studioso ha ragione solo in un senso, che esprimerò con la seguente domanda: il ricco deve forse pregare il panettiere per avere del pane? No, darà dei soldi al suo servitore e lo manderà al panificio per prendere la quantità di pane che gli serve. Il ricco non pregherà nessuno per fargli una casa; prenderà dei soldi dalla sua tasca, li darà a uno, a due o a tre operai, e la casa gli sarà fatta. Soltanto il povero prega, perché non ha un soldo; soltanto l’ignorante prega, perché non sa e non comprende le cose. Nella preghiera vi è uno stato divino naturale e spontaneo. Quando si arriva a un tale stato si deve pregare.
A volte non si deve pregare, non si deve disturbare la Coscienza Divina. Perché? Perché Dio è impegnato in qualcosa, e le preghiere non Gli arriveranno; oppure non si deve pregare per cose che un domani porteranno dispiaceri e disgrazie: in tal caso Dio non darà ascolto a nessun pianto, lacrima o grido. Il fiume che sfocia nell’oceano dovrebbe forse preoccuparsi che Dio si accorga che sta facendo del lavoro? Che lavoro ha fatto? Il fiume dice: «Ho versato molta acqua nell’oceano». Il fiume ha ragione, ha dato molta acqua all’oceano, ma perché non dice quanta gliene ha presa? Se facesse un bilancio dei suoi conti commerciali vedrebbe quanto ha preso e quanto ha dato. Gli stessi rapporti di prendere e dare esistono anche fra le persone. Il povero dice: «Ho pregato». «Chi?». «Il banchiere». «Per cosa?». «Perché mi desse alcune migliaia di leva in prestito, promettendogli che presto glieli restituirò». Egli prega e prende i soldi, dopo di che non va più dal banchiere a pregare. Ora sarà il banchiere ad andare a pregare da lui. Perché? Perché aspetterà uno, due, tre mesi, ma non riceverà i soldi. Allora scriverà un biglietto al povero: “Signore, in tale data voi avete preso in prestito da me una tale cifra in leva, vi prego di saldare il vostro debito a breve”.
Quindi la preghiera ha due aspetti: a volte siamo noi a pregare per ottenere qualcosa, a volte è colui che ci ha dato qualcosa a pregare: vuole che glielo restituiamo. Sia la giovane donna sia il giovane uomo pregano. Dapprima la giovane prega di potersi sposare, di poter trovare un bravo giovane. Questa preghiera equivale al prendere dei soldi in prestito. Il Mondo invisibile dà ascolto alla sua preghiera e le invia un giovane per prenderla in moglie. Il giovane è il capitale che le viene dato in prestito. Alcuni anni dopo nascono dei figli, che rappresentano gli interessi su questo capitale. Non passa molto tempo prima che uno dei figli si ammali. La madre inizia di nuovo a pregare, ma questa volta per qualcos’altro: non vuole un altro uomo, ma prega perché il suo bambino guarisca, cioè, prega perché il suo capitale aumenti. Come vedete il Mondo invisibile ha grande fiducia nei confronti della giovane mettendole a disposizione un capitale così grande, che lei mette in circolazione. La stessa cosa vale anche per il giovane. Queste non sono relazioni solo tra marito e moglie, o tra figlia e figlio, così come si presentano esteriormente, ma sono relazioni fra due anime.
E così, chi non comprende i legami interiori, le relazioni interiori della vita, dirà: «Ho preso, prenderò, prendo», oppure, «Ho dato, darò, do», «Ho vissuto, vivrò, vivo». Parlare di queste forme solo come di azioni, senza comprenderne l’intimo significato, significa trovarsi nella situazione descritta dal proverbio: “Sono venuto come vitello e me ne vado come bue”. Seguendo la via della filosofia moderna ci si troverà in una situazione disperata. Affinché i nostri pensieri, sentimenti e azioni possano realizzarsi si richiede una corretta comprensione della vita e della Natura. In tal caso gli sforzi che faremo nella vita porteranno dei buoni risultati. Se lavoriamo in accordo con le leggi della Natura intelligente potremo costruire in modo corretto; se non lavoriamo in accordo con queste leggi, dentro e fuori di noi nasceranno una serie di contraddizioni: qualcuno dirà di aver dato dei soldi, qualcun altro dirà che li darà, qualcun altro ancora dirà che li sta dando in questo momento. Dico: tutte queste persone hanno ragione. Chi ha dato dei soldi vada a riprenderseli! In seguito viene da voi qualcuno a chiedervi dei soldi in prestito e voi glieli date. Dopo sarete voi ad andare da lui per pregarlo affinché ve li restituisca. Allora vedrete se vi ascolterà come una volta lo avete ascoltato voi. Chi dice “io do” deve trovare qualcuno a cui dare questi soldi.
Chiunque abbia pregato in passato, oppure prega adesso, deve sapere come pregare e chi pregare. Qualcuno prega, ma lui stesso non crede che la sua preghiera verrà ascoltata. Perché? Perché non conosce il carattere di colui a cui rivolge la sua preghiera; ecco perché occorre fare ricerche sul carattere di colui a cui si chiederanno dei soldi. Incontro una persona intenzionata a chiedere soldi a un banchiere e gli chiedo: «Che tipo è questo banchiere? Lo conosci?». «Lo conosco, è un uomo buono, equo, onesto». Quindi quella persona ha raccolto in anticipo delle informazioni sul banchiere, e ora può tranquillamente andare da lui per chiedergli un favore. Perché? Ha delle informazioni su cui contare. Ciò significa che la cassa di quel banchiere è piena. Se preghi un banchiere che conosci, egli dice: «Mi metto nei tuoi panni, sono pronto ad aiutarti». Fruga nella sua cassa, prende alcune monete d’oro sonanti е le conta. Poi prende una cambiale, la compila, definisce la scadenza e te la porge per firmarla. Quella persona agisce in modo intelligente poiché ha studiato il carattere del banchiere, prende i soldi e se ne va.
Ora, vi è ancora un’altra situazione. Vedo qualcuno in piedi che prega il Signore. Gli chiedo: «Dov’è Dio?». «Non lo so». «L’hai visto?». «Non l’ho visto». «Allora come fai a pregare Dio se non l’hai visto e non sai dov’è?». «Io so che devo pregare, ma dov’è Dio non lo so». Sono d’accordo, occorre pregare, occorre chiedere soldi, ma che senso ha pregare diverse volte al giorno davanti a una cassa vuota senza ricevere nulla? Tale è la preghiera di ogni povero che chiede soldi a un banchiere che non conosce per niente. Poi il povero dice: «Non vale la pena pregare!». Sono d’accordo anche con questo. Smettete di pregare davanti alle casse vuote! Pregate davanti alle casse piene dei banchieri, e secondo tutte le regole della cortesia. Se pregate in questo modo avrete successo. Qualcuno dice: «È umiliante per l’uomo pregare di qua e di là per i soldi: così egli limita la propria libertà». È vero, è umiliante per l’uomo prendere soldi in prestito, ma chiedo: non è forse umiliante per lui prendere ogni giorno dalla Natura diversi assegni? Questo non limita forse allo stesso modo la sua libertà? È un uomo libero soltanto chi è in grado di masticare l’aria, senza aspirarla. Che ne dite di questo? Vi sono esseri che masticano l’aria come noi mastichiamo il pane. Si deve forse dimostrare che l’aria possa essere masticata?
Dico: tutti gli esseri umani devono arrivare a un’illuminazione interiore, a una comprensione interiore. Per ottenere questo devono lavorare su loro stessi e pregare. Qualcuno sta davanti a una cassa vuota e prega dicendo: «Chissà quanto mi darà questa cassa?». Non ti darà nulla. Lasciate perdere le preghiere davanti alle casse vuote! Pregate davanti alle casse piene, con una coscienza vigile, e comprendendo ciò che volete. Qualcun altro dice: «Io posso pregare a casa, ma posso pregare anche in chiesa». Dico: se preghi solo formalmente, la tua preghiera non sarà accolta né a casa né in chiesa. Con la stessa motivazione i genitori ricchi dicono: «Noi possiamo istruire i nostri figli sia a scuola sia a casa». La questione non è dove i figli vengano istruiti, ma come. Se un bambino frequenta per sette od otto anni una scuola ma non studia, cosa avrà acquisito? Tanti dicono che le conoscenze si accresceranno da sé, che la vita le porterà. È possibile anche questo. Vi sono casi in cui certe persone non hanno frequentato alcuna scuola ma conoscono tante cose della vita. Tuttavia le conoscenze acquisite in questo modo comportano una sofferenza interiore. Perché? Perché queste conoscenze non vengono collocate al loro posto; di conseguenza, molte delle sofferenze e delle contraddizioni degli uomini di oggi sono dovute al fatto che ogni cosa nella vita non è stata collocata al proprio posto. Pertanto dobbiamo accettare che il motivo di tutte le sofferenze della vita siamo noi stessi. Viene qualcuno e ti dà un libro o dei soldi, tu li lasci da qualche parte e nella fretta non ricordi dove li hai lasciati. Il giorno dopo li cerchi ma non riesci a trovarli, non ti ricordi dove li hai messi. Dal momento che non li trovi, cominci a turbarti. Ciò significa che in te non vi è ordine, non vi è alcun sistema secondo cui mettere ogni cosa al proprio posto. La persona ragionevole metterà sia il libro sia i soldi in un posto tale che, quando li cercherà, saprà dove si trovano e non si turberà.
E così, saprete che le persone buone, ovunque si trovino, hanno la seguente caratteristica: sono sempre sia vicini sia lontani. Ciò significa che sono vicini per se stessi e lontani per gli altri; vicini a quelli che amano e lontani da quelli che non sono bendisposti nei loro confronti. Quando ascoltate queste cose voi vi ritrovate nel mondo delle Fiabe delle Mille e una notte. È così per coloro che in passato non hanno lavorato consapevolmente su se stessi. Se avessero lavorato, avrebbero applicato queste cose e le comprenderebbero. Se invece lavorate adesso, consapevolmente, in futuro sarete in grado di mettere in pratica tutto ciò che oggi vi sembra favoloso e impossibile. E allora sarà possibile pregare dove e come si vorrà, senza turbarsi di nulla. La preghiera vera e profonda richiede un breve momento. Quel momento, tuttavia, dura molto a lungo: è come un raggio di sole che arriva e se ne va, lasciando i suoi effetti per giorni, anni, secoli e millenni.
Dico: dal punto di vista divino la preghiera rappresenta qualcosa di grande. Essa è il raggio divino che fuoriesce dall’anima di ogni essere umano. Dal momento che è così, questo raggio deve inevitabilmente attraversare le anime di tutte le persone che abitano la Terra, da quelle più piccole a quelle più grandi. Dopo aver fatto questo giro, il raggio tornerà nuovamente alla persona che lo aveva emesso. Il giro può durare un minuto, un’ora, un giorno, ma anche mesi e anni: ciò dipende dall’intensità con cui la preghiera è stata inviata nello spazio. Fino a quel momento occorre pregare costantemente per sostenere la forza di quel raggio, affinché compia il suo giro. Alcuni pensano che, dopo aver pregato una volta per qualcosa, ciò sia sufficiente. No, una volta che hai iniziato a danzare un horo,[4] anche se volessi staccarti non potrai farlo. Perché? Questa è la legge. Una volta che hai iniziato a pregare, la tua preghiera deve attraversare le anime, le menti e i cuori di tutte le persone, dopo di che tornerà da te. Nel momento in cui tornerà da te sarai già libero. Quando qualcuno inizia a pregare e riceve subito una risposta, dice: «Non pregherò più». Tuttavia, se ha pregato una volta, la Natura lo obbliga a continuare la sua preghiera. Egli già subisce le conseguenze della sua la preghiera, che ormai si è avviata e viaggia nello spazio. Tu sei tranquillo, hai dimenticato di aver pregato, ma a un tratto senti che qualcuno fa squillare il tuo telefono: «Ti prego, esprimiti in modo più chiaro, non ho capito cosa volevi». Appena hai finito con lui, qualcun altro ti chiama al telefono: «La prego signore, non si sente bene, parli in modo più chiaro, vorrei capire meglio qual è il suo desiderio». Dopo di lui qualcun altro ancora fa squillare il tuo telefono, poi un altro ancora e così via. Tu sei obbligato a dare delucidazioni a tutti quelli che ti chiedono chiarimenti, altrimenti la tua preghiera verrà trasmessa in modo scorretto, oppure ne interromperai la trasmissione. Poiché tutte le persone riprendono la tua preghiera, non potrai liberartene finché essa non tornerà da te con una certa risposta. Dovrai aspettare che due miliardi[5] di persone esauriscano la fila e poi potrai liberarti. Ecco perché, se qualcuno vuole ricevere il prima possibile una risposta alla sua preghiera, questa dev’essere breve, chiara, pura e intensa. Chi ha inviato in modo scorretto la propria preghiera dice: «Non pregherò più! Questa cosa non finisce mai!». Queste sono le persone senza fede. Tuttavia, questo è uno degli aspetti della preghiera.
Poi la preghiera ha anche un altro aspetto, quello positivo, che consiste nella corretta trasmissione dei pensieri, dei sentimenti e dei desideri. Chi prega in questo modo ha compreso il senso interiore della vita, ha compreso il legame interiore che esiste fra tutti gli esseri umani sulla Terra. Chiedo: sapete allora – ad esempio – quando è nato il pensiero che in questo momento sta attraversando la vostra mente? Direte che questo pensiero è nato adesso, in questo momento. No, sapendo cos’è la preghiera, nel suo senso profondo, dovete sapere che ogni pensiero che passa per la vostra mente in un dato momento è nato prima di voi. Come i vostri pensieri passano attraverso le menti di tutte le persone, così anche i pensieri di quelle persone passeranno attraverso la vostra mente. Quindi, come i tuoi pensieri hanno via libera nel passare attraverso le menti degli altri, così anche i loro pensieri passeranno attraverso la tua mente. Proprio in questo consiste la bellezza e la meraviglia nel mondo. In questo modo tu studi i pensieri degli altri e loro studiano i tuoi. A volte attraverso la vostra mente passano pensieri grandi ed elevati, inviati da grandi esseri ragionevoli del Mondo invisibile. Che siate o meno consapevoli di questo è indifferente, tuttavia questa è una profonda filosofia, una scienza che tutti gli uomini devono sperimentare e verificare.
Qualcuno dice: «Queste possono essere solo supposizioni, e devono essere sottoposte a indagini e prove approfondite». No, noi non parliamo in termini di supposizioni. Quando parlo di una sorgente è perché ci sono stato, ho sentito la sua acqua, l’ho studiata e la conosco. Rientrando riempio la mia bottiglia con la sua acqua e ve la porto, dicendo: «Sono stato presso la sorgente e porto quest’acqua da lì». Adesso molti degli uomini contemporanei restano fermi e aspettano che qualcosa gli arrivi senza che muovano un dito. Le cose non possono arrivare senza che si facciano degli sforzi. Alzatevi, prendete la vostra bottiglia e andate da soli alla sorgente per riempirla d’acqua pura e cristallina.
Dite: «Se preghiamo, in qualche modo le nostre cose si sistemeranno sempre». Dico: se voi non sapete pregare correttamente, le vostre faccende non si sistemeranno. La preghiera non consiste nel pronunciare le parole in modo meccanico. Quando qualcuno prega o pensa, nella sua mente dovrebbe sempre rimanere qualcosa della preghiera o del pensiero. Se l’essere umano è come un tubo attraverso cui l’acqua scorre senza lasciare traccia, dopo qualche tempo quel tubo scomparirà. Nella mente dell’essere umano deve rimanere sempre qualcosa, ed esattamente ciò che vi è di più bello e magnifico. Questo dev’essere il suo ideale. Quando va presso qualche sorgente, egli deve riempire la sua bottiglia alla testa della sorgente; deve essere il primo a riempirla. Se la riempie in questo modo egli diventa una sorgente anche per gli altri. Se riempie la sua bottiglia dalla coda di quella sorgente, egli diventa per gli altri una fontana. Nel primo caso l’essere umano comprenderà una cosa, nel secondo caso ne comprenderà un’altra. Chi non comprende questa legge dice: «Mi è costata cara questa bottiglia, dovendo andare a riempirla alla sorgente!». Dico: secondo me costa cara la bottiglia che è stata riempita alla coda della sorgente.
Ora, voi pregate Dio, cantate per Lui, ma quali sono i risultati dei vostri sforzi? Vi alzate, vi coricate, vi alzate di nuovo, e ogni mattina che passa notate un capello bianco in più sulla vostra testa. Volete muovervi, lavorare, ma constatate che le vostre gambe, invece di rafforzarsi, cominciano a indebolirsi, a tremare. Invece di diventare più sani perdete le vostre forze e vi ammalate. Dite: «Perché succede questo? Da tanti anni credo in Dio, prego costantemente, ma ricevo risultati opposti. I miei capelli sono diventati bianchi, sono invecchiato, le persone hanno smesso di tenermi in considerazione». Se vivete con le vecchie concezioni nessuna preghiera vi sarà d’aiuto. La vera preghiera è quella che fa tornare i capelli scuri a chi è vecchio. Quando il giovane prega, invece, i suoi capelli devono diventare bianchi. Se il vecchio prega e i suoi capelli non si scuriscono, non ha pregato come si deve; e se il giovane prega e i suoi capelli non diventano bianchi, anche lui non ha pregato come si deve. Qualcuno dice: «Ho pregato tanto durante la giovinezza». «Sono diventati bianchi i tuoi capelli?». «No». «Allora non hai pregato». Qualcun altro dice: «Ho pregato tanto durante la vecchiaia». «I tuoi capelli si sono scuriti?». «No». «Allora neanche tu hai pregato». Dopo una preghiera intensa, se non inviano a chi è vecchio un po’ di tinta nera per scurire i capelli, che preghiera è stata la sua? Alle persone questo sembrerà un po’ buffo, ma le cose buffe sono veritiere.
Tutti gli esseri umani devono arrivare a una comprensione profonda e intima della preghiera e comprendere che essa ha in sé tre qualità: la vera preghiera deve lasciare nella mente dell’uomo almeno un pensiero positivo, nel suo cuore almeno un sentimento positivo, e nella sua anima almeno una piccola aspirazione verso un’azione elevata e nobile.
Se lascia nell’uomo queste tre cose contemporaneamente, quella preghiera si è già realizzata, ha compiuto un giro completo. Il realizzarsi di una preghiera implica che essa porti all’uomo il capitale che egli si aspetta. E quando il Signore non risponde subito alle vostre preghiere, il motivo è che esse non sono ancora passate attraverso le menti di tutte le persone, non hanno compiuto un giro completo. Quando la preghiera di qualcuno viene inviata nello spazio passa attraverso le menti di tutti gli uomini, e a questi ultimi viene dato il diritto di dire se alla persona che prega deve essere concesso o meno ciò per cui prega. Quindi si svolge una specie di referendum. Tutti votano: alcuni a vostro favore, altri contro di voi, e dalla maggioranza dei voti dipende la risposta alla vostra preghiera. Se la maggioranza non ha votato in vostro favore, dovrete ancora lavorare su voi stessi, pregherete ancora, finché un giorno non riceverete una risposta positiva: ciò significa che la vostra preghiera si sarà ormai realizzata.
La Natura si serve della stessa legge anche nel processo della digestione. Se il cibo che entra nella bocca non viene masticato bene, anche nello stomaco esso non può essere ben digerito, e non può essere ben utilizzato. Se nello stomaco non può essere digerito bene, esso non può essere utilizzato correttamente neanche dai polmoni; se i polmoni non lo utilizzano correttamente, neanche il cervello potrà riceverlo e assimilarlo come si deve. Il cibo ricevuto in questo modo non può portare benefici all’essere umano. In questo senso la digestione è un processo interiore. Per l’essere umano non è sufficiente solo mangiare, pensando che in tal modo il processo sia terminato. Occorre che egli mantenga desta la propria coscienza finché tutto il processo non si sia concluso. Poi, se si è nutrito bene, percepirà dentro di sé una sensazione di fame, una buona disposizione verso il cibo. Se il processo non si è svolto in modo corretto, egli si siederà a tavola per mangiare e dirà: «Mangerò perché bisogna mangiare, ma non sono tanto bendisposto, non mi va di mangiare». Se non si nutre in modo corretto, l’uomo può calcolare dopo quanti anni comparirà qualche disturbo, qualche disarmonia nel suo organismo. Ecco perché gli uomini di oggi devono studiare le nuove concezioni sulla digestione.
Quando si portano alla luce queste verità, a volte vi è il pericolo che qualcuno possa perdersi d’animo. Chi si perde d’animo si trova nella situazione del giovane robusto che viene caricato di un peso superiore alle proprie forze. All’inizio gli viene messo sulle spalle un chilogrammo, e poi gradualmente il peso viene aumentato fino a cento chili e oltre. Fino a quanti chili può portare sulle proprie spalle un giovane robusto? Se il carico comincia a superare i cento chili, egli comincerà ad avvertirne il peso. Ognuno deve sapere che carico è in grado di portare sulle proprie spalle. La persona intelligente conosce la propria forza. In questo senso egli somiglia a una sorgente che riversa costantemente acqua. Perché la sorgente riversa acqua? Per non caricarsi eccessivamente. Se l’acqua aumentasse in modo innaturale, la sorgente comincerebbe a traboccare. Così come una sorgente si carica d’acqua, anche l’essere umano deve caricarsi, ma non deve caricarsi di un peso superiore a quello che può sopportare. La sorgente rappresenta una misura naturale. Qualcuno dice: «Come devo svolgere il mio lavoro?». «Come la sorgente». «Quanto devo caricarmi?». «Quanto la sorgente». «Quanto devo dare?». «Quanto la sorgente». «Quanto devo prendere?». «Quanto la sorgente». «Dove devo riversarmi?». «Nel mare più grande». «Da dove devo passare?». «Passa dove vuoi, ma riversati nel mare più grande». «Devo procedere sempre diritto?». «Vai diritto oppure curva, puoi vagare dappertutto, ma cerca di rientrare in tempo e di riversarti nel mare». L’essere umano può ottenere tutto ciò che desidera, ma gli sforzi che fa devono portare a un risultato non solo esteriore, ma anche interiore.
Oggi ci troviamo di fronte a una nuova epoca, che richiede persone con una coscienza risvegliata. Cosa significa risvegliare la coscienza? Cosa comporta? Spiegherò con un esempio cosa accompagna il risveglio della coscienza. Immaginate di avere dei bambini che dormono. Mentre dormono i bambini non vogliono nulla, perché nulla li disturba. Essi rappresentano l’essere umano addormentato, con la coscienza non ancora risvegliata. Non appena si svegliano, i bambini si rivolgono immediatamente alla madre e iniziano a gridare: «Mamma, dammi il pane!». Se il pane non è pronto, li si dovrebbe forse svegliare? Meglio lasciarli dormire ancora un po’, fino a mezzogiorno, finché il pane non sarà pronto. Quando il pane è pronto, allora li sveglierete, altrimenti vi disturberanno. Qualcuno dice: «È ora che la mia coscienza si risvegli». Chiedo: «Quando la tua coscienza si risveglierà, vorrai del pane?». «Lo vorrò». «Ne hai?». «Non ne ho». «Allora lascia che la tua coscienza dorma ancora un po’, finché non preparerai il pane». Ciò significa che, quando la nostra coscienza si risveglia, dobbiamo avere il cibo che le occorre. Se non abbiamo il cibo occorrente, ci aspettano le sofferenze.
E così, la prima regola da osservare nella vostra vita è la seguente: quando il pane bussa alla vostra porta smettete di pregare, alzatevi, apritegli, invitatelo molto gentilmente nella vostra camera e iniziate a servirlo. La seconda condizione che dovreste osservare nelle vostre azioni è la seguente: guardate alla vita della sorgente e agite sempre come lei. Questo è l’Insegnamento della Fratellanza Universale. Da migliaia di anni i Fratelli Bianchi sono così come li conosciamo oggi. Nascono come anime pronte, non diventano tali sulla Terra. Molti dicono: «Noi Fratelli Bianchi…». Voi non siete ancora Fratelli Bianchi, siete solo proseliti. Ci vorrà ancora molto tempo prima che diventiate Fratelli Bianchi. Ora siete solo ombre dei Fratelli Bianchi. Qualcuno dice: «Voglio vedere un Fratello Bianco». Sapete cosa produrrebbe in voi l’incontro con un Fratello simile? Immaginate che il vostro stomaco sia un po’ debole, delicato, non adatto ai cibi forti, tuttavia vedete da qualche parte una baniza[6] bella e ben preparata con noci, burro e zucchero, e desiderate ardentemente mangiarne un boccone. Alla fine non riuscite a rinunciare a quel forte desiderio e mangiate un po’ della baniza. Non passerà molto tempo prima che avvertiate dei forti disturbi allo stomaco: colpi, botti, uno sconvolgimento interno… e finché non butterete fuori la baniza per voi non ci sarà pace. Dico: qualunque sia il disturbo che la baniza di noci provoca in uno stomaco debole, un simile disordine si presenterebbe anche nell’incontro di un uomo comune con un Fratello Bianco. I Fratelli Bianchi non vogliono causare sofferenze a nessuno, ma spesso, nel loro desiderio di fare del bene, ottengono risultati contrari. Ciò è dovuto al fatto che le persone non sono ancora pronte per questi incontri. Per le persone pronte l’incontro con un Fratello Bianco rappresenta una grande felicità.
Vi farò un esempio tratto dall’antica vita dei bulgari, in modo che possiate vedere come, in verità, l’uomo che non è pronto non può ragionevolmente beneficiare delle grandi ricchezze di Dio. Due genitori ricchi e rispettabili avevano un unico figlio, maschio, che amavano molto. Tutti lo chiamavano il bambino beneamato. Qualsiasi cosa desiderasse quel bambino gli veniva data. Non lo mandarono a scuola, non lo lasciavano stare fra estranei e persone sconosciute, e così rimase il bambino beneamato. Il padre era un uomo colto, un filosofo, molto ricco, e la gente lo reputava un eminente mago. Quando morì egli lasciò a sua moglie una cospicua eredità in denaro e alcuni oggetti magici: un anello, una bacchetta, una coppa e un borsellino. Come testamento, alla sua morte, le disse di usare il denaro ogni volta che ne avesse avuto bisogno, ma di tenere gli oggetti magici per i giorni difficili della sua vita. Finché il bambino era piccolo rimase con la madre, tuttavia, non appena crebbe e divenne un giovanotto grande e grosso desiderò girare per il mondo e viverci un po’. Sua madre acconsentì e lo preparò per il viaggio, dandogli una grande borsa piena di denaro affinché non trascorresse una vita difficile.
Il figlio si recò in un regno confinante e si fermò a pernottare in una locanda. In una delle stanze vicine sentì dire che il re di quel regno aveva una figlia molto bella, e chi voleva anche solo scorgerla da lontano doveva consegnare una grande borsa piena d’oro. Chi voleva vederla da vicino e parlare con lei doveva consegnare un sacco pieno d’oro. Quando sentì queste cose il giovane desiderò vedere la figlia del re e disse a se stesso: «Domani stesso andrò a vedere questa bella figlia del re». Si alzò di buon mattino, si preparò, prese con sé una borsa piena d’oro e si recò al palazzo del re. Entrò e disse ai servitori: «Voglio vedere la figlia del re». Dette la borsa piena d’oro a uno dei servitori del palazzo, il quale lo condusse in una stanza dove avrebbe visto la figlia del re attraverso un piccolo foro. Si chinò davanti al foro e riuscì a vederne solo gli occhi e la bocca. Tornò alla locanda, ma ormai cresceva forte in lui il desiderio di vedere per intero la figlia del re e di parlare con lei. Tuttavia per realizzare quel desiderio non aveva abbastanza soldi, pertanto tornò da sua madre per chiederle del denaro. Cominciò a raccontare alla madre che era impegnato in qualche grande impresa commerciale per la quale aveva bisogno di molto denaro. Sua madre disse: «Figliolo, non ho soldi, ma tuo padre mi ha lasciato un borsellino che vale più di qualsiasi somma di denaro. Il borsellino ha questa proprietà: facendo pressione su di esso, inizia a emettere denaro».
Il figlio prese il borsellino e tornò nel regno della bella figlia del re. Andò in una locanda e cominciò a far pressione sul borsellino, che a quella pressione emise monete d’oro, finché non riempì d’oro un carro, quindi si incamminò verso il palazzo per guardare bene la figlia del re. Andò al palazzo e disse a quello stesso servitore: «Voglio vedere la figlia del re!». Lo condussero da lei, circondata di splendore e bellezza. Quando lo vide ella si chiese come mai quel giovane potesse disporre di tanto oro, e così gli chiese: «Sei forse il figlio di un re?». «Non lo sono». «Allora perché hai tutto quest’oro?». «Ho un borsellino speciale, la cui proprietà è che, quando fai pressione, emette oro». «Portamelo, fammi vedere questo borsellino!». Egli dette il borsellino alla figlia del re solo per mostrarglielo, ma lei lo tenne per sé e cacciò via il giovane. Quindi egli vide la bella figlia del re, ma perse quel borsellino miracoloso.
Chiedo: cosa otterrete se vedrete la bella figlia del re ma perderete il borsellino miracoloso? Il figlio beneamato prese dalla madre anche gli altri oggetti magici, ma poiché non era ragionevole perse ogni cosa. Finché nella sua vita un uomo farà cose sciocche, perderà sempre il proprio borsellino. La strada che ora state percorrendo richiede persone dalla mente sveglia che conoscano i Fratelli Bianchi. Se uno di questi Fratelli venisse da voi vi darebbe il borsellino magico, ma voi andreste a trovare la figlia del re, che si prenderebbe il borsellino e vi caccerebbe via. In questa storia la madre rappresenta uno dei Fratelli Bianchi. Anche la figlia del re rappresenta uno dei Fratelli Bianchi. Il denaro, invece, rappresenta la ragionevolezza dell’uomo. Ciò significa che per vedere un Fratello Bianco occorre avere pensieri corretti, nutrire desideri corretti e compiere azioni corrette. Se avete queste tre qualità in voi, il Fratello Bianco lascerà nella vostra anima qualcosa di sublime e bello. Se non avete queste qualità, il Fratello Bianco produrrà in voi risultati opposti, prenderà il vostro borsellino e vi caccerà via. Proprio per questa ragione alcune persone non riescono a trovare la verità. Per queste persone, per la coscienza che hanno, è meglio non conoscere la verità, che genererebbe in loro grandi sofferenze.
Nel riportarvi questo racconto non intendo dire che l’uomo non debba aspirare alla Verità. Al contrario, deve lavorare, deve impegnarsi in qualcosa, deve cercare la Verità nel modo che ritiene migliore. Un giorno egli arriverà comunque alla Verità, che lo renderà libero. Per ora gli uomini non sono ancora liberi e di conseguenza saranno sempre sottoposti a delle prove. Nella vita fisica non possono mancare le prove, tuttavia, quando esse arrivano nella vostra vita, dovete considerarle scientificamente. Le nostre prove sono materia di studio per gli altri esseri. Quando noi soffriamo gli altri gioiscono, e al contrario, quando noi gioiamo gli altri soffrono. L’inizio di un lavoro da parte nostra è per gli altri la conclusione di quello stesso processo.
Tali connessioni e relazioni esistono fra gli esseri e i fenomeni in Natura. Se non intendete le cose in questo modo, avrete un’idea distorta di Dio e dell’ordine in cui Egli agisce, e così ogni pensiero scorretto su Dio avrà un effetto dannoso su di voi. La ragione di ciò non risiede in Dio, ma nei vostri pensieri scorretti su di Lui, che ritorneranno a voi, e ne sperimenterete le conseguenze negative. Niente di cattivo e di impuro può raggiungere Dio. Allo stesso modo, i pensieri buoni e puri che rivolgerete a Dio torneranno indietro e ne sperimenterete gli effetti benefici. Noi diventiamo come i pensieri che nutriamo verso Dio. Se pensiamo che Dio è onnipotente, perfetto ed equo, diventeremo così anche noi. Quindi, siete liberi di pensare sia bene che male, ma non potrete liberarvi dalle conseguenze dei vostri pensieri.
Ora, poiché sapete che ognuno ha la responsabilità dei propri pensieri e sentimenti, buoni o cattivi, non dovete agire spinti dalla paura. Cosa genererà la paura? Altra paura. Cosa genera l’amore? Altro amore. Con o senza paura, ognuno deve lavorare su se stesso. Se non lavori su te stesso, saranno gli altri a lavorare su di te; se non praticherai un innesto su te stesso, saranno gli altri a farlo; se tu non nutri te stesso, saranno gli altri a nutrirsi al posto tuo; se non sei tu a studiare, diventerai materia di studio per gli altri. Tutti gli esseri del mondo, da quelli più piccoli a quelli più grandi, hanno una loro funzione. A tutti gli esseri umani ora è stato assegnato un lavoro per la Fratellanza Bianca, cioè per la venuta del Regno di Dio sulla Terra. L’Apostolo Paolo dice: «E guai a me se non evangelizzo!».[7] Questo significa: se uno non ara e non semina, rimarrà affamato; se non cuce vestiti e scarpe, rimarrà nudo e scalzo; se non costruisce una casa, rimarrà esposto a tutte le intemperie della Natura. L’essere umano deve costruirsi una casa nel mondo fisico, un’altra nel mondo mentale e un’altra ancora nel mondo spirituale. Se ha costruito una casa per ogni mondo si salverà dalle sofferenze che possono sopraggiungere.
Qualcuno dice: «Il Signore sistemerà le nostre faccende». Chiedo: costruendo una casa tu non sistemi forse le tue faccende? Non è sufficiente avere una casa: essa dev’essere costruita secondo tutte le regole dell’igiene. Come potrà qualcuno beneficiare della sua casa se essa non è costruita così? Che beneficio gli porterà se non è solida e può in ogni momento crollargli addosso e seppellirlo? Che beneficio gli porterà se è piccola, buia e umida? Questa non è una casa, ma una prigione. Chi può costruire bene la propria casa nel mondo fisico potrà costruirla bene anche nel mondo mentale e spirituale. È vero anche il contrario: se qualcuno non è in grado di costruire bene la propria casa nel modo fisico, non potrà costruirla bene neanche nel mondo mentale e spirituale. Ciò indica che fra il mondo fisico, mentale e spirituale esiste una certa corrispondenza.
Molti dicono: «Non vale la pena costruirsi una casa». Ciò va inteso come: non vale la pena costruire una casa per darla in affitto. Se ti costruisci una casa, vivici dentro, non darla in affitto. È buffo essere un sarto, cucire vestiti per gli altri e non avere vestiti belli per sé. Se sono un sarto indosserò l’abito più bello, farò pubblicità a me stesso, e non ci sarà bisogno di dire: «Guardate il mio abito! Vi piace? Se vi piace dovete sapere che ne sono io l’artefice». È un maestro sarto solo colui che può cucire per sé dei bei vestiti. Cosa vediamo nel mondo? I calzolai cuciono scarpe belle per gli altri, ma per sé non riescono a farle; i sarti cuciono dei bei vestiti per gli altri, ma per sé non riescono a farli. La legge, tuttavia, richiede che l’uomo cucia per sé i più bei vestiti e le più belle scarpe: se può fare questo per sé, sarà anche per gli altri un artigiano altrettanto bravo.
È detto in un versetto delle Scritture: «E a ciascuno di essi fu data una veste bianca».[8] Questo riguarda quegli esseri che non sanno cucire. Chiunque aspiri al Mondo divino, tuttavia, deve imparare l’arte del cucire. Gli angeli cuciono da soli i propri abiti. I pittori odierni non dipingono mai Gesù che indossa degli abiti. Prendete il quadro che rappresenta la resurrezione di Cristo e vedrete che anche lì Cristo non è vestito. Questo fa capire che i pittori hanno compreso la verità che Cristo cuce da sé i propri abiti, e nessuno li ha mai visti. Cristo non ha ancora dato un modello di come debbano essere gli abiti delle persone. La chiesa raffigura Cristo in diverse vesti, ma nessuna di esse gli si addice. Proprio perché oggi veste Cristo, alla chiesa le cose non vanno per niente bene. Ecco perché non sono importanti i vestiti che uno può immaginare, ma sono importanti i vestiti che egli crea con il suo pensiero, con il suo sentimento e con le sue azioni. Un vestito simile non potrà togliervelo nessuno: questo è il vestito reale ed essenziale per l’essere umano.
Qualcuno dice: «Se avessi avuto anch’io un simile borsellino miracoloso, quante cose avrei fatto!». Cosa avreste fatto con quel borsellino? Sareste andati dalla figlia del re, che avrebbe tenuto per sé il borsellino e vi avrebbe cacciato via. È una grande scienza per l’uomo quella di sapere come mantenere per sé ciò che ha ottenuto di bello. Immaginate che qualcuno vi dia quel borsellino miracoloso perché ne disponiate come credete. Inizialmente vi sentirete forte, potente, penserete di poter ottenere tutto. Direte: «Dal momento che ho questo borsellino fra le mani, il mondo intero sarà mio!». Poi vi verrà il desiderio di vedere la figlia del re. Andrete da lei, che tratterrà non solo il vostro borsellino, ma anche l’anello, la coppa e la bacchetta, e voi rimarrete solo, per strada, nella privazione e nella sventura. Cosa farete? Ciò che fece il figlio beneamato. Fu costretto ad andare su un’isola deserta, lontano dalle persone, lontano da sua madre, alla quale aveva preso tutto ciò che possedeva. Su quell’isola crescevano meli e fichi. Egli assaggiò una delle mele per vedere com’erano, e quale non fu la sua sorpresa quando vide che gli erano cresciute delle corna! Quindi, a causa delle mele, gli erano cresciute quelle corna. Poi assaggiò dei fichi e si accorse che le corna gli erano cadute. Questo gli suggerì la buona idea di riempire due grandi ceste con i frutti che si trovavano sull’isola: una la riempì di mele e l’altra di fichi. Aveva già trovato un modo per vendicarsi della figlia del re.
Salì su una nave e partì per il regno dove viveva la figlia del re. Entrò nella capitale e andò a casa di una vecchietta, dove lasciò la cesta con i fichi, quindi andò in città con la cesta di mele per venderle. Girava intorno al palazzo e vendeva le mele: belle, grosse, rosse, come non se ne trovavano di simili in tutto il regno. I servi del re videro l’uomo e lo chiamarono in cortile per comprare un po’ di quelle belle mele. Ne misero alcune a tavola davanti al re, e tutti le assaggiarono: il re, sua moglie, sua figlia e anche i suoi cortigiani, e subito dopo spuntarono le corna a tutti quelli che le avevano mangiate. Il re diede un ordine affinché rintracciassero il venditore di mele, ma tutti gli sforzi furono vani: non si trovava da nessuna parte. Il re, trovandosi in difficoltà, cominciò a chiamare uno dopo l’altro dei medici che potessero rimuovere le corna a tutti coloro che avevano mangiato le mele, ma non si trovava un medico in grado di farlo. Un medico andò a curare il re, ma senza riuscirci; ci andò un secondo medico, ma neanche lui riuscì a guarirlo. Una dopo l’altra caddero le teste dei medici che non riuscivano a curare i malati, ma le corna rimanevano ancora sulle teste della famiglia reale. Alla fine il re promise di dare la propria figlia e metà del suo regno al medico o allo scienziato che fosse riuscito a rimuovere loro le corna.
Nel frattempo il figlio beneamato si lasciò crescere la barba per non essere riconosciuto, andò al castello presentandosi al re come scienziato e grande mago, e gli disse: «Ho sentito che voi e i vostri cari soffrite di una strana malattia. Io sono uno scienziato e mi impegnerò a curarvi». Quelli che lo videro andare dal re e assumersi un compito così gravoso si scambiarono uno sguardo e dissero: «Pover’uomo! Anche la sua testa cadrà come quelle degli altri; forse per qualche ragione la vita gli è diventata insopportabile». Lo scienziato continuò: «Nel vostro regno ho visto molte persone con le corna, come anche qui al castello, ma io conosco l’arte di rimuoverle. Si tratta di un’arte difficile, di un’intera scienza, ma io la conosco. A tal fine, tuttavia, ho bisogno di alcuni accessori: per prima cosa ho bisogno di un borsellino». Il re diede l’ordine che gli venisse data una bella borsa in pelle, e gliela portarono. «Non questa». Gliene portarono un’altra, fatta di un materiale particolare e tutta decorata con diamanti. «Neanche questa può essere utilizzata». Alla fine il re andò da sua figlia e trovò il borsellino miracoloso, ma la figlia non voleva darglielo. Il padre lo prese e lo dette al medico scienziato. Quest’ultimo chiese anche altre cose: un anello, una coppa e una bacchetta, proprio quelli che la figlia del re gli aveva sottratto. Poi disse al re che avrebbe trattenuto tutti quegli oggetti, poiché solo in quel modo la medicina avrebbe funzionato. Dopo aver ricevuto gli oggetti che voleva, egli dette alcuni fichi al re e alla regina. Essi mangiarono un fico per ciascuno e le corna gli caddero. Quando venne il turno della giovane figlia del re il medico disse: «Vostra figlia ha molti peccati, affinché la medicina funzioni deve confessarsi in anticipo». Dopo che la figlia del re si fu confessata, egli rimosse le corna anche a lei. Quindi il figlio beneamato dovette perdere tutto per poter diventare un uomo intelligente e colto.
Ora rimane ancora un po’ di tempo prima che l’anno 1929 se ne vada. Dovete utilizzare quest’anno in modo ragionevole per potervi riprendere nel 1930 – l’anno che verrà – le cose che avete perso. Per farlo si richiede una corretta comprensione, un corretto legame. Io vi auguro che possiate acquisire uno stato interiore di pace: se dentro di voi non siete in grado di acquisire questa pace, conservate almeno ciò che avete acquisito di bello. Non pensate che si possa entrare facilmente nel Regno di Dio: questo è un compito serio. Se qualcuno entra impreparato nel Regno di Dio, ne uscirà subito. Tutti devono lavorare su se stessi e sugli altri. La vita sulla Terra deve essere trasformata radicalmente, e lo sarà. Per questo, tuttavia, sono necessari operai intelligenti. Tutti coloro che vogliono essere operai devono utilizzare questo momento, che è il più importante. Il lavoro che avete fatto in passato è qualcosa di concluso; il lavoro che farete in futuro sarà bello, ma questo momento è il più importante. Ciò che completerete oggi creerà le condizioni per la scienza futura.
E così, il desiderio dei vostri Fratelli evoluti è che abbiate una corretta comprensione della Natura vivente per poter entrare in connessione con essa. Se acquisirete questa comprensione, comprenderete il senso profondo di tutti i fenomeni in Natura: allora, ovunque andrete, per voi ogni luogo sarà vivo. Se non siete in connessione con la Natura vivente, sarete ciechi anche rispetto ai luoghi più belli. Chiedete a un banchiere che tempo ha fatto oggi, e lui non sarà in grado di rispondervi. Perché? Perché è stato curvo sui suoi taccuini tutto il giorno, ha fatto conti e calcoli. Cosa ha acquisito di particolare facendo quei calcoli? Chiedete a qualche famoso batteriologo cosa in particolare abbia acquisito dopo aver dedicato venti anni interi esclusivamente allo studio del bacillo della peste. Nient’altro che una fama di uomo colto. Che importanza avrà un giorno questo bacillo, quando gli esseri umani avranno un sangue perfettamente puro e sano? I bacilli vivono soltanto nelle persone dal sangue impuro. Finché gli esseri umani condurranno una vita disordinata e irragionevole, la batteriologia avrà un senso, ma quando inizieranno a vivere in modo ragionevole anche la batteriologia perderà il suo senso come scienza. Tuttavia, l’uomo deve studiare con audacia le vie del male.
Dico: la preghiera è un atto necessario per l’uomo spirituale. Finché ci si vergogna di pregare non si può comprendere il senso della preghiera. Finché ci si chiede perché si debba pregare non si è sulla via giusta. Porre una domanda simile è come chiedersi: «Perché devo bere acqua?». Allora chiediti il contrario: «Perché non devo bere acqua?», oppure, «Perché devo essere un uomo ricco?», «Perché devo essere povero?», «Perché non devo essere povero?». Chiunque non è in grado di portare sulle spalle sia la ricchezza sia la povertà non è un uomo forte; se accetta la ricchezza deve accettare anche la povertà; se accetta la povertà deve accettare anche la ricchezza. Se accetta la conoscenza accetterà anche l’ignoranza; se accetta l’ignoranza accetterà anche la conoscenza. Se accetta il bene accetterà anche il male; se accetta il male accetterà anche il bene. Queste cose vanno parallelamente. Questa è la legge.
Non sappiamo quali siano i motivi profondi per cui nell’Universo esista questa legge, tuttavia nel mondo questo parallelismo esiste ovunque. L’essere umano non può risolvere le questioni della vita solo con le addizioni; non le può risolvere neanche solo con le sottrazioni; non le può risolvere solo con le moltiplicazioni e neanche con le divisioni. Nella risoluzione delle questioni della vita devono essere applicate tutte e quattro le operazioni. In questo modo si arriva al senso profondo della vita. Ogni operazione ha un suo aspetto positivo e uno negativo. Se uno raccoglie maldicenze – quello che si dice dell’uno o dell’altro – oppure raccoglie attorno a sé persone malate, avrà un certo risultato; se invece raccoglie attorno a sé persone colte e capaci, avrà un altro risultato. La migliore addizione si ha quando un maestro insegna soltanto a bambini capaci e di talento. Se un maestro è in grado di realizzare una simile addizione, egli si trova già al di fuori della Legge delle perturbazioni.
Quando parliamo di preghiera, intendiamo la prontezza della mente. A quel punto, ciascuno si renderà conto che vive per tutti e che tutti vivono per lui. Il primo momento della vita vera e consapevole inizia con la preghiera. Il risveglio della coscienza inizia con la preghiera; dopo il risveglio della coscienza arriva il pensiero, poi il sentimento e infine l’azione. La preghiera è un atto personale. Si prega per se stessi seguendo un proprio impulso interiore, e non perché gli altri ci obblighino. Solo l’essere umano può pregare. Ciò significa che la preghiera appartiene solo agli esseri che hanno una coscienza sveglia. Molti pensano che gli uomini colti non preghino, eppure Cristo stesso pregava: si recava sulla montagna a pregare. Chiedo: se è vera l’affermazione che gli uomini colti non pregano, perché Cristo pregava? Sappiamo che tutti gli scienziati e tutti i grandi uomini pregano. Non vi è cosa più bella della preghiera di un essere umano la cui coscienza è risvegliata; egli già dispone di un pensiero corretto, sentimenti corretti e azioni corrette. Queste sono tre regioni da cui l’essere umano attinge le proprie ricchezze. La saggezza si manifesta nel pensiero, l’amore nei sentimenti e la verità nelle azioni. Se non preghiamo correttamente non possiamo ottenere nulla. Una volta compreso il significato profondo della preghiera, sapremo che Dio pensa, sente e agisce attraverso di noi. Questo è ciò che chiamiamo ispirazione. Quindi l’essere umano deve pregare affinché i pensieri, i sentimenti e le azioni di Dio si manifestino e operino attraverso di lui.
Ora nel mondo sta arrivando qualcosa di nuovo, che noi chiamiamo risveglio della coscienza. Non appena arriva il risveglio, arriva anche la preghiera, che porta con sé pensieri corretti, sentimenti sublimi e belle azioni. Quando nell’essere umano arriva questo risveglio, egli si impegna in un lavoro bello e serio. Ecco perché Cristo ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita».[9] Per trovare questa via abbiamo bisogno di luce, di saggezza. Per arrivare alla verità, abbiamo bisogno di belle azioni. Infine, per arrivare alla vita, abbiamo bisogno di sentimenti e desideri puri e sublimi. Se acquisiamo tutto questo, disporremo di una scienza positiva e Divina con la quale potremo lavorare.
4a Conferenza del Maestro, tenuta il 22 settembre 1929 a Izgrev – Sofia
Note
[1] La Sacra Bibbia (Giov 8, 5).
[2] La Sacra Bibbia (Giov 8, 7).
[3] Il lev (al plurale, leva) è la moneta bulgara, tuttora utilizzata.
[4] Danza popolare bulgara che viene danzata collettivamente in cerchio.
[5] Il dato si riferisce alla popolazione mondiale ai primi del Novecento.
[6] La baniza (traslitterato anche banitsa, banitza e, secondo il sistema scientifico, banica) è un piatto tradizionale della cucina bulgara: si tratta di una torta dolce o salata con un ripieno che può avere molte varianti.
[7] La Sacra Bibbia (1Cor 9, 16).
[8] La Sacra Bibbia (Ap 6, 11).
[9] La Sacra Bibbia (Giov 14, 6).
Traduzione di V. Gencheva e M. A. Salvemini